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Profilo storico-artistico del Palazzo comunale di Bellinzona

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Nel suo aspetto attuale, il Palazzo comunale di Bellinzona si deve al progetto elaborato tra il 1921 e il 1923 dall'architetto Enea Tallone (Milano 1876 – Lamone-Lugano 1937). I lavori di costruzione durarono dal 1924 a tutto il 1926 mentre l'inaugurazione si tenne nel 1929, in concomitanza con il Tiro federale, organizzato in quell'anno a Bellinzona.
L'odierno Palazzo comunale di Bellinzona sorge sull'area del preesistente municipio, costruzione frutto di rimaneggiamenti che si succedettero fino a tutto il XIX secolo, ma risalente nelle sue parti più antiche almeno al XIV secolo. Nel 1924 venne completamente demolito per far posto al fabbricato progettato da Enea Tallone. Pochissime le vestigia sopravvissute e che sono annesse alla nuova costruzione; infatti, nonostante le intenzioni iniziali di preservare e inglobare nel nuovo palazzo le parti di maggior rilievo storico e architettonico del vecchio edificio, il loro degrado fu giudicato tale da impedirne il riutilizzo. Il principio generale seguito fu piuttosto quello del "rifacimento" e della "ricostruzione" di quanto si era provveduto a rilevare prima della distruzione.
Nelle sue forme di ripresa medievale applicate al modello del "broletto" – il palazzo pubblico dei Comuni liberi dell'Italia, e della Lombardia in particolare – ma soprattutto nella preoccupazione di restituzione fedele delle testimonianze storiche e artistiche autoctone (o perlomeno del loro spirito), il Palazzo comunale di Bellinzona può essere letto come la manifestazione sul versante svizzero-italiano dei principi del cosiddetto "Heimatstil" (stile patrio), che ebbe grande diffusione nella Svizzera d'oltralpe fino a tutti gli anni della Seconda guerra mondiale. Inoltre, in quanto tale, il Palazzo comunale di Bellinzona costituisce un esempio unico in Ticino per il suo valore di rappresentanza e per la sua mole.
La realizzazione dell'edificio richiese a maestranze artigiane e artistiche un coinvolgimento importante se non straordinario. Per questo motivo, si potrebbe anche osservare che, l'apprezzamento per la maestria degli anonimi artigiani del ferro, che con i loro lavori avevano abbellito le antiche case del centro di Bellinzona, espresso dall'inglese John Ruskin, scrittore e critico d'arte che soggiornò a Bellinzona nel 1858, trova settant'anni dopo una sua positiva conseguenza nel Palazzo comunale; si tratta infatti di una costruzione in cui le arti applicate – decorazione parietale, lavorazione del legno e del ferro in specie – rivestono un ruolo essenziale. Ad ogni buon conto, i fermenti ideologici che fanno capo a Ruskin e Morris vennero raccolti in Ticino, assieme agli insegnamenti di Emilio Motta e di Johann Rudolf Rahn, da Edoardo Berta, artista-pittore e pioniere nel campo della conservazione dei monumenti del passato.
Vent'anni, tanto e anche più, dura l'ideazione del nuovo Palazzo comunale in piazza Nosetto, che, di fatto, si configura come il risultato delle aspirazioni culturali e della visione etica di tutta una generazione. Dalle prime indicazioni teoriche di Edoardo Berta del 1902 al progetto elaborato da Enea Tallone fra il 1921 e il 1923, e, ancora dopo, durante la sua esecuzione, l'edificio concentra su di sé significati che vanno oltre il mero aspetto architettonico.

Al rinnovato entusiasmo civile, dovuto forse, in una certa misura, al formarsi della nuova Bellinzona (con Carasso, Daro e Ravecchia) ma soprattutto motivato dalla rivelazione del proprio passato storico e dall'orgoglio conseguente a questa scoperta, veniva ad unirsi la nascente coscienza della salvaguardia del patrimonio artistico (è del 1909 la prima Legge cantonale sulla conservazione dei monumenti storici e artistici). Non da ultimo, la questione del rifacimento del Municipio valse ad affermare i valori e i caratteri dell'italianità di Bellinzona e del Ticino quale fattore distintivo all'interno dell'appartenenza confederale. Seguendo il pensiero di Berta e di Francesco Chiesa – l'uomo di lettere che è stato l'autorità di riferimento in Ticino in materia di politica dei monumenti per quasi cinquant'anni, fino al 1959 – ci si richiamò allo stile romanico e rinascimentale in quanto sentiti autenticamente propri e fu la concezione "lombarda" sostenuta nel progetto di Tallone che trovò alla fine applicazione concreta.


Tuttavia, a "firmare" il nuovo Palazzo comunale di Bellinzona, non fu soltanto l'architetto Enea Tallone, bensì occorre spartirne la paternità ideale fra più di un comprimario. Un ruolo di fondo ebbero per cominciare i vastissimi studi storici condotti da Eligio Pometta (che nel 1909 aveva pubblicato una pregevole Guida di Bellinzona) e dal fratello Giuseppe Pometta (compilatore delle Briciole di storia bellinzonese, dove dal 1922 al 1954 raccolse una miniera di notizie e documenti sulla sua città); studi ai quali ci si appoggiò a garanzia della veridicità delle ricostruzioni storiche. Parimenti, senza le registrazioni ragionate di Edoardo Berta, consegnate alla preziosissima serie dei "Monumenti storici ed artistici del Cantone Ticino", uscita fra il 1912 e il 1927, e specialmente senza l'inedita attenzione data, nel piano della collana dei "Monumenti", alle arti applicate – alla lavorazione del ferro (ringhiere ecc.) e del legno (in particolare, soffitti) a elementi funzionali e d'arredo come i camini – il Palazzo comunale di Bellinzona, nel cui insieme la presenza delle arti decorative è determinante, non avrebbe avuto la definizione che invece lo caratterizza.
Ma è verosimilmente nella figura di Giuseppe Weith, polivalente personalità, capomastro e appassionato conoscitore di cose d'arte e di storia, che bisogna individuare "l'anima nascosta" del rifacimento del Municipio di Bellinzona. E non solo perché è stato l'ideatore dei quadri a graffito con le vedute dell'antica Bellinzona, comprese le lunette nei loggiati realizzate dal pittore Baldo Carugo. In qualità di assistente della direzione dei lavori, affidata all'ingegnere e capotecnico comunale Rocco Bonzanigo, Weith, bellinzonese anch'egli – nato nel 1872 e scomparso nel 1958 – ha infatti avuto l'opportunità di seguire la costruzione dell'edificio passo dopo passo. Un'opportunità che poteva ben apparirgli come il coronamento di lunghi anni dedicati allo studio e alla riproduzione delle architetture e degli arredi antichi, frutto di anonimi ma sapienti artisti-artigiani dei quali sapeva distinguere e apprezzare, con rispetto ed emozione, la qualità creativa.


Riferimento bibliografico:
Maria Will, Il Palazzo comunale in piazza Nosetto / Das Rathaus an der Piazza Nosetto, fotografie di Pino Brioschi, "Quaderni di Bellinzona" n. 1, Città di Bellinzona, 2003, edizione bilingue italiano-tedesco.
Edizione francese-inglese: Le Palais communal sur la place Nosetto / The Townhall in Piazza Nosetto

La pubblicazione è stata curata dalla Città di Bellinzona in occasione del Bicentenario dell'indipendenza cantonale e dei 125 anni di capitale stabile di Bellinzona

Disponibile presso la Cancelleria del Comune di Bellinzona (091 / 821 85 45) al prezzo di 12.- frs. Ottenibile anche presso l'Ente turistico di Bellinzona e dintorni, in libreria e presso altri punti vendita.

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